Intervista a Dante Raina

  a Lambrate dal 1923

  ha partecipato alla costituzione del Circolo nel 1948

Come è nata l'idea di fondare un circolo?

L'idea nacque dalla voglia dei giovani di stare insieme, di avere un proprio spazio, facendo riferimento alle idee del neonato movimento delle ACLI. Questa proposta, trasmessa e condivisa  dall'allora parroco Don Marcello Re ha avuto qualche difficoltà ad essere accettata dagli anziani cattolici che la consideravano un pò una limitazione, perchè lo spazio, individuato nei locali della parrocchia era il ,loro luogo di ritrovo.

 

Come è stata accolta dai "Lambratesi" la proposta?

Come dicevo, inizialmente gli uomini cattolici più anziani avevano un pò di diffidenza rispetto alla proposta aclista, di inserimento e testimonianza nel mondo operaio, (considerato prevalentemente ateo e lontano dalla Chiesa) mentre noi giovani, la maggior parte dei quale aveva partecipato alla resistenza, ne eravamo profondamente coinvolti.

Che legame c'era tra la proposta aclista e i sindacati?

I sindacati esistevano già, il movimento delle Acli è nato perchè in ambito cattolico non c'era una forza collegata col mondo del lavoro.

Quali furono le prime attività del Circolo?

Era un luogo di ritrovo per i lavoratoridella zona, in particolare quelli della "Innocenti", coloro che magari lavoravano a Lambrate ma non vi abitavano e dovevano prendere il treno, si fermavano al circolo per scambiare quattro chiacchere alla fine della giornata.

Quali bevande venivano vendute al circolo?

Il banco di mescita vendeva bibite, acqua, sopratutto vino, non superalcolici e inizialmente neppure caffè. Per ottenere la licenza di mescita dovevamo dimostrare di avere almeno cento iscritti. Non riuscendo a raggiungere quella cifra iscrivevamo tutti i parenti. Vi era poi l'incombenza di pagare l'imposta sui pesi e misure, che veniva calcolata in base alla capienza dei contenitori usati per la mescita.

Quando la prima macchina del caffè?

La prima macchina del caffè, data la limitata disponibilità economica, ci venne comprata dal Reggente insediatosi in Parrocchia dopo la morte di Don Marcello e prima della nomina di Don Elia Mandelli.

C'era la difficoltà, che ancora oggi c'è, di mettere insieme persone di età e sensibilità differenti?

Lambrate è uscita dalla resistenza come periferia, abitata da gente proveniente dal mondo operaio e cattolico. Era questa la vera differenza, una parte di persone gravitavano intorno alla Chiesa e una parte nella zona della Cappelletta, con l'unione di queste due realtà il clima si trasformò un pò. Come il mondo era diventato piccolo anche Lambrate era diventata piccola. Per quanto riguarda la sensibilità verso il mondo giovanile si andò a creare sopratutto intorno al sessantotto. A Lambrate quella "ventata" si sentì molto, acausa degli scioperi e della crisi economica. Nelle fabbriche occupate noi del Circolo andavamo a dare sostegno, morale e fattivo, ai lavoratori che si trovavano in un momento difficile, con Don Elia e il nostro presidente, Marchetti. Questa attenzione al mondo favorì il dialogo tra generazioni.

I rapporti con la parrocchia?

Il movimento delle Acli ha avuto dei momenti di disagio, a causa, più che altro, dell'interpretazione del mondo del lavoro, in rapporto alla laicità. Non tutti i parroci condividevano la posizione delle Acli.

La posizione assunta dal Circolo rispetto ai cosiddetti "preti operai" in alcuni casi considerati emarginati dalla Chiesa ufficiale?

Abbiamo, come Circolo e parrocchia, avuto ottimi rapporti con alcuni preti operai, Il Circolo ne ha seguito e condiviso alcune vicissitudini e difficoltà; ricordo in particolare Padre Turoldo.

Secondo le sue aspettative alla fondazione del Circolo e guardando alla realtà d'oggi, cosa è rimasto disatteso e cosa è stato realizzato?

L'iserimento nel tessuto sociale della nostra periferia, è rimasto in parte non compiuto, perchè rispetto all'idea originale ci siamo occupati più di servizi che di formazione. Questo anche perchè offrendo servizi hai la possibiltà di contare un numero di iscritti maggiore, il numero delle tessere è fondamentale per avere capacità contrattuale col potere politico-economico. Credo che i due aspetti siano entrambi importanti senza però privileggiare uno rispetto all'altro.

Che rapporto c'era nei primi anni tra Circolo e Politica?

La politica vera e propria è nata nel dopoguerra, prima non si poteva parlare di politica, (una volta per aver cantato delle canzoni siamo stati chiamati dal partito nazional-fascista). Di politica poi ne discutevamo, ma il mondo era diviso in due: la DC, che tutto sommato era l'indirizzo politico degli aclisti, e Socialismo e Comunismo, che però erano un pò al di là, fuori dal circolo. Certo aclisti, comunisti e socialisti ce n'erano, però non si discuteva tanto di politica.. Solo sotto elezioni! Lì si discuteva, però poi finiva tutto in bicchiere di vino e un afetta di salame. Si dialogava, si scambiavano opinioni ma sempre con un certo rispetto. Bisogna ricordare anche che a Lambrate avevamo passato, nel dopoguerra, un periodo non molto felice, per via della famosa volante rossa; questa presenza anche se, allo stesso tempo si sapeva e non si sapeva, condizionava il dialogo politico.

Prospettive future?

Secondo me il Circolo dovrebbe essere un ambiente un pò meno politicizzato. Perchè da Valle Ombrosa venne promossa un'apertura anche ad un mondo diverso, laico, che non proveniva da ambienti cattolici.. un mondo politico più diversificato possibile, facente parte per indirizzo e valori dell'arco istituzional-democratico. Da quei giorni in poi però, lentamente il clima si è ripoliticizzato. Sarebbe più opportuno che la politica abitasse fuori dalla porta del circolo. Proprio per coinvolgere ed accettare il maggior numero di persone possibili, in modo di non avere una carta di identità politica che preclude il dialogo con l'altro. Almeno questo dal mio punto di vista.

Quali sono secondo lei le proposte che, concretamente, il circo dovrebbe fare ai più giovani?

Per i giovani, sicuramente il volontariato, come attenzione all'altro Credo che i valori fondamentali da trasmettere siano l'imprtanza dell'istruzione e l'apertura mentale verso tutti. Rispetto, dialogo e confronto stanno alla base come valori irrinunciabili, penso che l'apertura del Circolo debba essere totale, ma nel contempo rigida nelle regole fondamentali di eguaglianza e democrazia.